I venerdì del Nucleo Kubla Khan – Lawrence Ferlinghetti

I love your wide-open poetry

(Pablo Neruda a Lawrence Ferlinghetti, Cuba nel 1960)

Lawrence Ferlinghetti ha compiuto 100 anni! Il leggendario Larry, nato a New York nel 1919, ha varcato la straordinaria soglia del secolo e ancora il suo genio non vuole tacere.

Sono passati 66 anni dal giorno in cui fondò a San Francisco la libreria e casa editrice “City Lights Bookstore”, ritrovo della Beat Generation e tra i luoghi dell’arte più iconici di tutti i tempi. Di quel gruppo piromane e appassionato che sconvolse gli Stati Uniti del secondo dopoguerra non è rimasto più nessuno. Nessuno, all’infuori di Ferlinghetti.

La sua poesia scaturisce da un crogiolo trans-nazionale e atemporale che raccoglie il surrealismo francese degli anni Trenta, la poesia di W. Whitman, il lirismo crudo di E. Cummings, le suggestioni nipponiche degli haiku, i versi del quasi coetaneo D. Thomas, la satira, l’umorismo, la tradizione poundiana, la sperimentazione e il funambolismo linguistico.

Libraio ed editore per mestiere, Ferlinghetti è un lettore assoluto e ondivago, capace di concentrare e rielaborare nei suoi versi limpidi l’intero patrimonio poetico che precede il suo secolo di vita. Come un prisma che riflette su un mondo in continuo divenire le migliaia di gloriosi fasci di luce da cui è attraversato.

Come scrive Leopoldo Carra, «la poesia di Lawrence Ferlinghetti conquista il lettore grazie a molte seduzioni, una delle quali risiede nell’apparente semplicità di certi versi, nella loro disponibilità giocosa, nel loro contatto vivo e ininterrotto con i sentimenti della gente comune». Ma poi precisa, opportunamente, che «il miracolo di questa poesia è l’essere riuscita a pronunciare con la stessa scioltezza numerose allusioni a una complessa tradizione testuale, innanzitutto in lingua inglese».

(Dalla quarta di copertina di Greatest Poems, Mondadori, 2018)

Nonna materna francese, nonno materno ebreo portoghese e padre bresciano morto prima della sua nascita. Una vita spesa a viaggiare e a tradurre in versi le visioni patite in ogni viaggio. Non è semplice (e, forse, nemmeno utile) raccogliere la lunga vita, artistica e non, di Ferlinghetti in qualche frase esplicativa.

Il suo vasto repertorio artistico è stato ampiamente tradotto in lingua italiana: Greatest Poems (Mondadori, 2018), Poesie. Questi sono i miei fiumi. Antologia personale 1955/1993 (Newton Compton, 1996) Poesie vecchie e nuove (Minimum Fax, 1997) e il romanzo L’amore nei giorni della rabbia (Mondadori, 1999) sono solo tre delle opere che Biblon vi consiglia di leggere. Solo così potrete apprezzare fino in fondo uno come Larry Ferling.

Ferlinghetti è vivo e scrive insieme a noi!

 

 

 

***

Deflorare

La vita deflora se stessa
petalo dopo petalo
Una per una le foglie
si staccano come amanti gli uni dagli altri
Pistilli e stami
sí rivelano
gli uni agli altri
E anche i semi cadono
e tutto comincia da capo
Ah cosa si deve fare
con queste foglie questi semi
che ancora cadono e cadono sempre
cosa si deve fare
con queste fronde che cadono sempre
nella buia notte della morte
dove ancora si agitano
gli uccelli ancora muti
del nostro desiderio
Cosi come ora sotto gli alberi scuri
dove stanno i grilli
all’improvviso lei
smette di ridere
gli prende le manie se le posa sul seno

(Traduzione di Lucia Cucciarelli) Da Lawrence Ferlinghetti, Poesie. Questi sono i miei fiumi. Antologia personale 1955/1993Newton Compton, 1996.

Alla maniera di Cecco Angiolieri

S’i’ fosse foco, non fumerei
S’i’ fosse vento, suonerei soltanto i flauti lirici
S’i’ fosse acqua, non berrei altro che vino
S’i’ fosse Dio, mi farei una Dea
S’i’ fosse Papa, mi farei mamma mia
S’i’ fosse mamma, darei natali a molte vergini
S’i’ fosse imperatore, sa’ che farei?
ucciderei tutti gl’imperatori.

S’i’ fosse morte, ritornerei all’utero per ricominciare
S’i’ fosse cieco, troverei un cane
S’i’ fosse un cane, troverei un cieco
che vuole fare molte passeggiate ai bordelli.

(Scritta in italiano dall’autore)  Da Lawrence Ferlinghetti, Poesie vecchie e nuove, Minimum Fax, 1997.

Pietà per la nazione

Pietà per la nazione i cui uomini sono pecore
e i cui pastori sono guide cattive
Pietà per la nazione i cui leader sono bugiardi
i cui saggi sono messi a tacere
Pietà per la nazione che non alza la propria voce
tranne che per lodare i conquistatori
e acclamare i prepotenti come eroi
e che aspira a comandare il mondo
con la forza e la tortura
Pietà per la nazione che non conosce
nessun’ altra lingua se non la propria
nessun’ altra cultura se non la propria
Pietà per la nazione il cui fiato e’ danaro
e che dorme il sonno di quelli
con la pancia troppo piena
Pietà per la nazione – oh, pietà per gli uomini
che permettono che i propri diritti vengano erosi

 (Traduzione di Leopoldo Carra) Da Lawrence Ferlinghetti, Greatest Poems, Mondadori, 2018.

I venerdì del Nucleo Kubla Khan è a cura di Nazareno Loise

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