Georges Bataille è un pensatore da molti definito incompiuto, poiché i suoi lavori, che spaziano dal saggio, al diario, ai romanzi e racconti che sembrano quasi appendici della sua opera filosofica, sono stati sempre in continua lavorazione, riscrittura, ripresa.
Bataille, ancora oggi, ha la statura di un immenso pensatore che ha riflettuto sull’animalità dell’Essere Umano, sulla violenza, sull’erotismo, sulla letteratura. Sul Male.
La letteratura e il Male è un suo celebre saggio pubblicato in Francia nel 1957: “Attraverso l’analisi delle opere di Emily Brontë, Charles Baudelaire, Jules Michelet, William Blake, Sade, Marcel Proust, Franz Kafka e Jean Genet (ai quali dedica un capitolo ciascuno), Bataille fa una considerazione sul fatto che la letteratura è legata in modo inseparabile al male e al senso di colpa.” (da Wikipedia).
Vi consigliamo il suo libro (potete trovarlo qui), oltre che la lettura della sua intera produzione letteraria, che non vi lascerà di certo indifferenti.
Ma quello che vogliamo proporvi in questo articolo è l’estratto da una delle pochissime interviste video rilasciate da Bataille. La trovate qui.
In questa intervista, il filosofo francese discute, appunto, del suo La Letteratura e il Male e fa alcune considerazioni sulla scrittura che riteniamo siano molto forti, poetiche e profonde.
Ne abbiamo selezionate alcune. Eccole:
[…] mi sembra che la Letteratura, se si mantiene lontana dal Male, diventi presto noiosa.
[…] Credo comunque che molto presto diventi palese che la letteratura deve mettere in causa l’angoscia, che l’angoscia è sempre basata su qualcosa che va male, su qualcosa che finirà senza dubbio molto male e che se mettiamo il lettore nella prospettiva, o perlomeno nella possibilità, di una storia che si concluderà male per i personaggi, fintanto che il lettore rimane in questa situazione di disagio, si crea una tensione che rende la letteratura non noiosa.
[…] La maggior parte degli scrittori non se ne rende conto, ma penso che ci sia una colpevolezza di profonda. Scrivere è fare il contrario di lavorare. Può sembrare non molto logico. Ma in ogni caso ogni libro piacevole è uno sforzo che va in direzione contraria al lavoro.
[…] Credo ci sia qualcosa di essenzialmente puerile nella letteratura […] credo in ogni caso che ci sia una verità profonda e fondamentale: non si può comprendere completamente la letteratura se non la affronti dal punto di vista del bambino che non vuol dire da un punto di vista inferiore.
[…] penso sia fondamentale che affrontiamo il pericolo rappresentato dalla letteratura. Penso che sia un pericolo grande e reale, ma che non si è uomini finché non lo si affronta. Penso che nella letteratura la prospettiva umana sia rappresentata interamente, perché la letteratura non ci lascia vivere senza vedere le cose umane nella prospettiva la più violenta […] È la letteratura che ci permette di vedere il peggio e di saperlo affrontare, di saperlo superare.
Giovanni Canadè