Francesco Corigliano esordisce in libreria con Malasacra, undici racconti weird pubblicati da Kipple nella collana K_noir 2019 – cartaceo, 224 pgg. / ebook (epub + mobi). Introduzione di Danilo Arrigoni. Copertina di Franco Brambilla.
Corigliano non è una figura nuova nell’ambito del weird, suoi racconti sono apaprsi su riviste cartacee e digitali, ha vinto il Premio Hypnos nel 2015 col racconto Ex machina ed è stato finalista più volte delle altre edizioni. Nel 2018 ha vinto la XIV edizione del concorso NASF, dedicato ai racconti di fantascienza e finalista alla XXIV edizione del Trofeo RiLL. Altri racconti sono in fase di pubblicazione su riviste.
Francesco Corgiliano è anche saggista (ha conseguito un dottorato all’Università della Calabria con una tesi sulla letteratura weird e dell’orrore) i cui saggi si possono trovare in Guida ai narratori italiani del fantastico della Odoya con un approfondimento sullo scrittore Eraldo Baldini e con un saggio su Thomas Ligotti nel volume edito da Mimesis curato da Luca Malvestio e Vecchi maestri nuovi mostri.
Scrive il curatore del volume, Danilo Arrigoni: “È consuetudine, all’apparire di un nuovo, promettente nome, all’interno di un genere letterario, evocare l’apparizione di una nuova “stella”, così come è prassi elogiarne l’opera prima con roboanti aggettivi a supporto (e spesso a sproposito). Nel caso della prima raccolta di Francesco Corigliano che ci si accinge a licenziare, più che il termine “stella” si addice quello di “costellazione” e il masochista lettore che ancor si attardi a leggere questa prefazione, inutile e necessaria come tutte, invece di fiondarsi tra le pagine e lasciarsi sommergere dai loro flutti, si accorgerà prima del termine della lettura che raramente si è trovato di fronte a un testo antologico più compatto e unitario, quale una costellazione appunto. Ogni stella-racconto qui inserita ha il suo perché, la sua precisa posizione, ma solo dal confronto con tutte le altre e solo al termine di questo labirinto circolare apparirà nella sua forma autentica la conformazione della galassia-Corigliano. Appassionato cultore sia dei deliri metafisici borgesiani che delle rovine pre-umane di lovecraftiana memoria, l’autore si è divertito a incastonare il meglio della sua produzione breve in una raccolta che strizza l’occhio al “capolavoro circolare” del maestro gallese Machen come alle storie marinare di Hodgson, passando attraverso le brulle taverne nordiche evocate da Jean Ray, le fosche abbazie del “monaco” Lewis per planare sulle apparenti placide pianure di Eraldo Baldini; ma talmente fitta sarebbe la trama dei rimandi che annoda tutte le storie, che svolgerla e illustrarla significherebbe privare il lettore del lampo improvviso sorto dall’assaggio di una madeleine d’abisso.”
Malasacra esprime già nel titolo i concetti chiave del suo immaginario fantastico, un sacer antico, arcano, foriero di dolore e cattivi presagi per l’Essere Umano.
Tra weird e arcano, dunque, si delinea una teologia malvagia, pagana, in cui la Natura è, come direbbe qualcuno, “Chiesa di Satana”, quindi regno del Male, delle forze incontrollabili, intollerabili per la specie umana, che da creatrice del mondo attorno a essa passa al ruolo di scopritrice dell’abisso; abisso dell’animo umano, certo, ma anche di quel reale abisso materiale che aspetta ogni uomo dopo la propria morte.
Un male, un pericolo umido perché abitante delle profondità della terra; mostruosità figlie dell’acqua e del mare in attesa di espellere le sue creature (In tenebris umbra)
I protagonisti delle storie di Corigliano camminano su questi elementi senza accorgersi che è proprio la terra a muoversi, a vivere di una vita propria. Il mare ingrossato, il cielo basso e grigio, l’odore di salmastro: la terra si apre sotto i piedi degli esseri umani. La terra non è amica, è nascondiglio e riparo di terribili segreti, troppo mostruosi per essere svelati.
Francesco Corigliano viaggia in luoghi geografici, Italia, Russia, e nel tempo (l’Antica Roma), a ridisegnare una storiografia del caos.
L’Italia delineata dai racconti del volume è nello specifico quella del Sud, uno spaccato di Calabria idrogeologicamente dissestata, ma storicamente ricca di tesori e antichità inesplorati (Le colline o le città è un ottimo esempio della poetica della scoperta che ritroviamo in questi racconti).
Abbiamo parlato di Male, ma sarebbe più esatto dire Caos: un Caos che appartiene a un passato ancora incomprensibile, figlio più dell’immaginario del gallese Arthur Machen che di quello lovecraftiano, al quale però si devono, è inevitabile per chi frequenti l’orrore, certe atmosfere naturalistiche. Mentre ritroviamo la lezione di Algernon Blackwood nellla scrittura di Corigliano, così razionale, ordinata, e pessimista.
“Il Terrore non si può nominare. Lo si racconta, lo si circonda, ci si sofferma sull’ambiente circostante, sugli effetti. C’è un limes insuperabile, lo si può intravedere supporre, ma risulterà sempre perlopiù invisibile e innominabile. È il linguaggio il grande assente?”, si chiede il delirante protagonista del racconto-saggio Del vuoto mormorare. La controlinguistica a partire da Lacan, gioco letterario dai richiami borgesiani tra i più riusciti e bizzarri del volume.
Malasacra è l’occasione di ribadire l’importanza di un genere, quello dell’orrore e delle sue propaggini, dei suoi tentacoli verrebbe da dire, nella letteratura. Sebbene scarseggi grande fantasia e scelta di nuovi titoli nell’editoria mainstream, esiste una varia e importante proposta che deve essere scoperta, letta e con la quale confrontarsi.
Giovanni Canadè
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