“E alla fine ci si abitua a tutto. Che tristezza l’abitudine ma, allo stesso tempo, che sensazione di leggerezza: si fa pace con sé stessi. Abituarsi non significa arrendersi, significa accettare e vivere.”
Finisce così Ho scritto il tuo nome, sono gli ultimi versi che Dalia trascrive sul suo taccuino; Dalia che ha ricevuto dalla madre il nome di un fiore pensando alla bisnonna Margherita – così le racconta la nonna.
E proprio in una matassa di dolci smarrimenti e labili confini, Teresa Manuela Iaquinta ci racconta la storia di una donna che non dimentica ma vive nei ricordi e senza ricordi sarebbe perduta, proprio come quando perde Lucio, suo grande amore. Dalia si rende conto che non può ancora voltare pagina, si sente smarrita, incredula, visibilmente sola. Affronta una grande voragine: la morte, e impiega un po’ di tempo prima di comprendere quanto sia importante lasciar andare il dolore per riuscire a ricordare la gioia che abbiamo vissuto con chi non è più con noi, proprio Dalia dice che una lunga agonia non abitua alla morte, ricordando suo zio.
“Quando vedi annegare qualcuno per prima cosa ti paralizzi, poi tremi immedesimandoti. Ma se a dimenarti nell’acqua sei tu, non hai tempo di pensare alla paura, anche se ce l’hai, perché devi cercare di salvarti, e allora il terrore di appare nitido sul volto di chi ti guarda annaspare.”
SPAZIO SCENICO – TERESA MANUELA IAQUINTA
ROMA martedì 9 luglio 2019 – dal sito www.aracneeditrice.it)
Lucio e Dalia si conoscono all’università, dove entrambi terminano l’indirizzo di letterature comparate, vincono un dottorato, e diventano ricercatori. Lei si domanda spesso chi dei due ami maggiormente l’altro, chi dei due trascini l’altro e dove voglia portarlo, se proprio lo trascina.
Forse il loro è stato un amore a prima vista.
È un romanzo in cui si intersecano storie passate e future, desideri soffocati per la paura di sognare troppo. Dalia, così legata alla nonna e all’infanzia, riapre ogni cassetto del suo passato, e ne traccia quasi un sentiero, ritrovando quelle conchiglie che raccoglieva con il nonno durante lunghe passeggiate e che conservava in un grande contenitore di latta.
Ma quanto sono importanti i ricordi?
Ripercorrere la differenza evidente tra le sue scelte di vita e quelle della sua amica storica Maria, la quale a sedici anni aveva già trovato un ragazzo e che, finito il liceo, si era sposata, e da lì la maternità di uno, due, tre bambini.
La dhalia necessita di grandi cure, è un fiore fragile, elegante poiché estivo. Dalia si rende conto tardi che anche lei ha bisogno di cure, del giusto tempo da dedicare alle sue necessità.
Ho scritto il tuo nome ci permette di comprendere quanto siano importanti le consapevolezze, le scoperte che solo grazie al tempo riusciamo a fare, i cassetti ri-aperti e poi chiusi definitivamente.
“Basta vivere e non aver paura di dire che si è felici nell’istante in cui lo si è, felici nonostante tutto.”
È forse un reato provare il desiderio di essere felici di nuovo, nonostante tutto?
Rebecca Maria Sdoia