Non si scampa dai consigli letterari per l’estate, ma diciamo la verità, poche altre cose appassionano come le liste di libri!
Noi di Biblon abbiamo scelto un percorso random, non volendo soffermarci solo un genere o dare la precedenza alle novità.
Abbiamo chiesto in redazione e non solo, anche ad amici artisti, un paio di titoli, a volte pure tre, da consigliarvi.
E se non li leggerete questa estate, li recupererete durante tutto l’anno, ne siamo sicuri.
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Iniziamo dal vertice di Biblon, ovvero da Pasquale Biafora, anima di Biblon, ed editore dell’etichetta digitale Teomedia (al cui catalogo di ebook vi invitiamo ad accedere e sfogliare). Il primo amore di Pasquale è l’informatica e allora il suo primo consiglio è Silicio (Mondadori) di Federico Faggin, fisico e inventore, “Con le sue invenzioni, dal microprocessore al touchscreen, ha contribuito a plasmare il presente che tutti conosciamo. In questa autobiografia racconta le sue quattro vite, dall’infanzia ai primi lavori, dalla controversia con Intel per l’attribuzione della paternità del microprocessore, fino al suo appassionato impegno nello studio scientifico della consapevolezza.” (dal sito Mondadori).
Mentre, sul versante della fiction, ci consiglia il romanzo del collettivo Lou Palanca, Mistero al cubo, un giallo ambientato tra i cubi dell’Università della Calabria. “In un freddo venerdì di dicembre, il professore De Vitis, ordinario di diritto penale comparato ormai prossimo alla pensione, viene ritrovato senza vita nel suo studio, al Cubo 12C, di un grande campus universitario calabrese. Cosa è accaduto? Chi poteva voler morto l’illustre cattedratico? Il commissario Gironda e la dottoressa Musso indagano tra le ombre scure che avvolgono l’ateneo alla difficile ricerca di colpevoli e moventi. Un giallo atipico e corale in cui i personaggi, ciascuno con il proprio carico di angosce e inquietudini, si muovono tra il campus ed il tessuto urbano circostante raccontando con disincanto il mondo accademico e le sue contraddizioni.”
L’altra anima di Biblon è la responsabile grafica Giuseppina Pascuzzo che invece predilige “una piacevole lettura estiva”
consigliandoci La signora del lago (Nord) di Andrzej Sapkowski, ultimo volume della Saga di Geralt di Rivia. “L’inverno si avvicina. Stremati, Geralt e i suoi compagni sono costretti a fermarsi a Toussaint, un piccolissimo regno d’incredibile bellezza, risparmiato dalla guerra grazie alla sua posizione isolata. Lì, lo strigo spera di trovare un posto sicuro per recuperare le forze, e soprattutto informazioni che possano aiutarlo nella ricerca di Ciri. Geralt non sa se le voci secondo cui la ragazza sarebbe stata catturata dall’esercito imperiale siano vere. Una cosa è certa: ha bisogno di lui. Tuttavia Ciri non è l’unica a essere in grave pericolo: le spie di Nilfgaard sono ovunque, e persino in un luogo idilliaco come Toussaint c’è qualcuno che trama nell’ombra perché Geralt non ne esca vivo… L’hanno ribattezzata la Signora del Lago. Per sfuggire alle truppe di Nilfgaard, Ciri ha varcato il portale magico nascosto nella Torre della Rondine e, da quel giorno, gli elfi si sono presi cura di lei, guarendo le sue ferite e trattandola come un vera principessa. Ciri quindi ha abbassato la guardia e non si è subito resa conto di non essere affatto una loro gradita ospite, bensì una prigioniera. Ma, adesso che ha scoperto il gioco degli elfi, deve assolutamente riuscire ad evadere. Perché lei è la Fiamma di cui parlano le profezie. Ed è giunto il tempo che il suo destino si compia…”
Chi vi scrive, Giovanni Canadè, fatica a ridurre la sua lista di libri da consigliare. Come non potere nominare il grande Philip Roth col suo Inganno, un romanzo breve del 1990 pubblicato da Einaudi, composto da soli dialoghi, un racconto di maestria, una lezione sulla invadenza della scrittura nella vita e viceversa. “Con l’amante la vita quotidiana passa in secondo piano” scrive Roth ed esibendo tutta la sua abilità di brillante osservatore della passione umana, presenta in “Inganno” il mondo circoscritto dell’intimità adulterina con una schiettezza che non ha eguali nella narrativa americana. Al centro di “Inganno” ci sono due adulteri nel loro nascondiglio. Lui è uno scrittore americano di mezza età che vive a Londra, di nome Philip, lei è una donna inglese spigliata, intelligente e colta, compromessa da un matrimonio umiliante a cui, a poco più di trent’anni, è già quasi, a malincuore, rassegnata. L’azione del libro consiste nelle loro conversazioni, per lo più schermaglie amorose prima e dopo aver fatto l’amore. Questo dialogo acuto, ricco, scherzoso, inquisitorio, “che si muove” come scrive Hermione Lee “su una scala di dolore che va da un furioso sconcerto a una stoica gaiezza” è quasi l’unico ingrediente di questo libro, e l’unico di cui si senta il bisogno.”
Il secondo libro, è lo straziante e malinconico Fisica della malinconia (Voland) di Georgi Gospodinov, tra i maggiori scrittori bulgari della sua generazione, che ha scritto un romanzo doloroso e sognante.
“Un ragazzo è affetto da una strana sindrome: soffre di empatia, è capace di immedesimarsi nelle storie degli altri. Inizia così un viaggio nel mondo del possibile, nel labirinto dei sentimenti mai provati, delle cose mai accadute eppure reali più del reale stesso. Questo “io” coraggioso e impertinente va e viene dal passato, fa incursione in un futuro di cui abbiamo già nostalgia, e ritorna con un inventario di storie sull’autunno del mondo, sui Minotauri rinchiusi in ognuno di noi, sulle particelle elementari del rimpianto, sul sublime che può essere ovunque.”
Se fino ad ora ci siamo concentrati su uscite di alcuni anni fa, vogliano nominarvi almeno tre novità: Configurazione Tundra di Elena Giorgiana Mirabelli (Tunuè) del quale abbiamo già parlato con entusiasmo qui.
Un’architettura che genera mutazioni nel comportamento umano, funzionali a rendere l’individuo felice. Questo è il progetto Bioma, teorizzato da Marta Fiani. A Tundra, la città-bioma perfetta, Diana vive nell’appartamento che fu della figlia di Marta, Lea. Diana, indagando tra le memorie di Lea – foto, lettere, quaderni – porterà alla luce il vissuto di Marta e di sua figlia, i ricordi, le aspirazioni e, soprattutto, il modo in cui il «modello Tundra» ha mutato le relazioni tra persone e la loro percezione del tempo – ma anche l’occasione per rispondere alla cruciale domanda: chi sono io?
Un dramma futuribile al tempo stesso delicato e tagliente che rievoca le atmosfere di Don DeLillo e Solaris.
La seconda novità è l’attesa ritraduzione della Justine del Marchese de Sade pubblicata da Independent Legions.
Justine o le Disavventure della virtù (Justine ou les Malheurs de la vertu), romanzo pubblicato nel 1791, è uno dei capolavori della narrativa erotica a sfondo filosofico, e narra le vicende di una giovane ragazza di nome Justine, che nella sua ricerca della virtù diviene a suo discapito la vittima di sempre più diaboliche aberrazioni e supplizi, in un totale capovolgimento del classico schema narrativo caratterizzato dal bene e dalla virtù che trionfano sul male e sul vizio.
Un romanzo che attraverso situazioni, personaggi e sofismi intende rovesciare la morale, condannando la virtù e premiando il vizio, nel quale la protagonista, Justine, nonostante tutto resta fedele ai suoi principi, pagandone fino in fondo le conseguenze.
De Sade in quest’opera che non fa sconti in termini di contenuti forti e brutali, attraverso le terribili disgrazie incontrate da Justine lungo la sua strada, denuncia la reale e trionfante morale umana, quella del vizio e della forza, contro cui nulla può il debole virtuoso, se non conformarsi alle spietate regole del gioco oppure diventare una delle tante vittime di un mondo di predazione.
Opera in edizione integrale (1° edizione originale dell’opera, versione integrale tratta dal primo manoscritto dell’opera del 1787) tradotta dall’originale in lingua francese da Barbara Manzetti, da oltre trent’anni protagonista in vari ambiti artistici indipendenti in Francia, Illustrazione di copertina di Pierluigi Abbondanza, sovraccoperta ‘all black’ con bandelle, 160 pagine .
Edizione Collection a tiratura limitata (399 copie numerate), Collana Imaginarium
E come ultima novità, il nuovo romanzo di Paolo di Orazio: se amate lo spaghetti western, dovrete amare anche Spaghetti western Freak Show, appena pubblicato da Watson Edizioni.
Nel cuore delle Marche di fine ‘800, nasce casualmente il Medical Show del dottor Branzini, chirurgo pioniere dell’ortopedia. I suoi trabiccoli e proto-protesi di molle, stecche e tiranti fanno scalpore presso le famiglie di pazienti che pagano profumatamente gli aggeggi correttivi che Branzini progetta e costruisce come un Leonardo dell’ingegneria protesica. Tra le colline fermane, nella sua villa adibita a laboratorio e nella sua clinica, il geniale medico cura e protegge i deformi ripudiati dalla società, o nati nei manicomi, che diventano la sua famiglia di mostri. Odiato e cacciato in esilio, Branzini emigra con la sua carovana speciale con l’intento di farne un’accademia scientifica itinerante. Naufragando nel mare di una New Orleans che già odia gli immigrati italiani, il medico showman miete successi e provoca disastri con la sua compagnia mutante sfidando pistole, risse, odio razziale, patiboli e caccia al mostro, incontrando un destino sfavorevole dal quale pensava di essere scappato.
Concludiamo con tre consigli d’autore. La scrittrice Alessia Principe ci propone L’ombra dello Scorpione di Stephen King.
“L’errore di un computer, l’incoscienza di pochi uomini e si scatena la fine del mondo. Il morbo sfuggito a un segretissimo laboratorio semina morte e terrore. Il novantanove per cento della popolazione della terra non sopravvive all’apocalittica epidemia e per i pochi scampati c’è una guerra ancora tutta da combattere, una lotta eterna e fatale tra chi ha deciso di seguire il Bene e appoggiarsi alle fragili spalle di Mother Abagail, la veggente ultracentenaria, e chi invece ha scelto di calcare le orme di Randall, il Senza Volto, il Male, il Signore delle Tenebre.”
Ubik di Philip K. Dick, “Glen Runciter comunica con la moglie defunta per avere i suoi consigli dall’aldilà. Joe Chip scompare dal mondo del 1992 e si ritrova nell’America degli anni Trenta. Una trappola mortale ha annientato i migliori precognitivi del sistema solare. È in corso una lotta per scrutare il futuro, in un’impossibile dissoluzione del presente; mondi e tempi diversi fluiscono contemporaneamente, la vita si scambia con la morte. In “Ubik” Philip K. Dick affronta alcuni dei suoi temi più profondi: l’illusione che chiamiamo realtà, la mancanza di un tessuto connettivo e di un principio unificatore al di sotto dell’apparenza delle cose, il mistero di un Dio che tiene i dadi della vita e della morte. Scritto nel 1966 e pubblicato nel 1969, “Ubik” è una delle opere più sconcertanti e riuscite di Philip K. Dick. Per il suo dirompente surrealismo, per l’ironia e la passione con cui analizza la società umana, “Ubik” è un classico di quella letteratura che si spinge a esplorare i paradossi dell’esistenza con le armi della visione e della fantasia, di uno sguardo anarchico, insaziabile e curioso. Introduzione di Carlo Pagetti.”
Trilogia della città di K. di Agota Kristof
“Quando “Il grande quaderno” apparve in Francia a metà degli anni Ottanta, fu una sorpresa. La sconosciuta autrice ungherese rivela un temperamento raro in Occidente: duro, capace di guardare alle tragedie con quieta disperazione. In un Paese occupato dalle armate straniere, due gemelli, Lucas e Klaus, scelgono due destini diversi: Lucas resta in patria, Klaus fugge nel mondo cosiddetto libero. E quando si ritroveranno, dovranno affrontare un Paese di macerie morali. Storia di formazione, la “Trilogia della città di K” ritrae un’epoca che sembra produrre soltanto la deformazione del mondo e degli uomini, e ci costringe a interrogarci su responsabilità storiche ancora oscure.”
Insomma, letture propedeutiche a un autunno pieno di incognite sanitarie..
Fine prima parte