Esiste una realtà in cui la recente pandemia da Covid-19 non ha solo messo in pausa forzata per molti mesi le popolazioni mondiali, a causa di milioni di morti, mettendo a terra l’intera struttura del mercato capitalistico mondiale; in una realtà parallela alla nostra, le gli eventi sono proseguiti nel peggiore dei modi.
“Il genere umano, per anni, ha voluto reputarsi alla pari o addirittura superiore al creatore, ponendosi obiettivi sempre più vanagloriosi, entrando in conflitto con le volontà divine.
Siamo stati buoni e generosi, in cambio avete profanato il nostro dono. Vi avevano avvisato, la caduta era stata predetta.”
Un’Apocalisse annunciata, dunque, secondo l’incipit del libro, dall’esplicativo titolo La Caduta di Babilonia, che apre questa bizzarra raccolta di racconti/romanzo che sa di ammonimento millenaristico, di film di fantascienza, di romanzo o fumetto dell’orrore in cui, nel descrivere la realtà trasformata in morte e putrefazione, prevale il simbolismo di una morale terminale e di un destino negativamente già scritto.
“Quelle persone, bramose di sfogare i propri istinti più intimi e profondi, non erano state plasmate a immagine e somiglianza di Dio. La loro storia era una scia di sangue, peccato e violenza.
Ora l’inferno era orgoglioso di rivendicarne la paternità.”
Pandemos (Amazon, 2020) possiamo considerarlo un istant book, una cronaca folle di questi mesi appena trascorsi nella paura. La partenza, allora, è nota: esperimenti e uomini dei quali nessuno saprà nulla utilizzati come cavie. Nasce così il test del virus Pandemos, che, come in ogni buon incubo ecologista che si rispetti, fugge da laboratori segreti. Lo Stato nega il pericolo, nella speranza di non scatenare il panico, ma la catastrofe è incontenibile.
“Vi sembrerà un film surreale, non pensavate che uno scenario del genere potesse abbattersi su di voi. Cittadini dell’alta borghesia abitanti della parte del mondo agiata. Voi che siete sempre stati bene, che non avete mai conosciuto la miseria, la fame e la pestilenza. Vi siete resi conto che questa è la realtà. La potete vedere ogni giorno per strada, quando la gente si accascia al suolo e muore.”
Ma in questo Inferno in terra, gli uomini continuano le loro vite, chi ad amarsi, chi a odiarsi, chi a giocare con forze che travalicano il libero arbitrio umano.
Quello che fa l’autrice, l’esordiente Lisa Rovo, è di narrarci, in una sorta di apocalisse, storie dis-umane della nostra realtà, storie di sangue, peccato, violenza: madri stanche costrette a mettere fine ai barbuti figli pedofili, paradossali patti col diavolo; e ancora, la tenera storia dell’ex bambina Margherita, uno dei racconti più riusciti del volume, schernita per il peso eccessivo, che però acquista una decisa e romantica passione per la vita attraverso la morte: “La frutta era diventata nera, flaccida e ricoperta di piccole uova. I vermi si erano fatti strada nelle carni del volatile, strisciando nelle cavità dove un tempo trovavano posto gli occhi, nel becco e contorcendosi nelle piccole interiora della rondinella. Il fetore era insopportabile, ma per lei quello spettacolo era pura poesia.”
Famiglie, rapporti e relazioni: Lisa Rovo, in questa interessante raccolta, a nostro avviso non completamente riuscita anche, o soprattutto, per una lavorazione forse più attenta all’unità di tempo del nostro reale che all’unità interna dei testi, condanna con sarcasmo, ma ci viene da dire senza supponenza morale, l’umanità intera, le ipocrisie piccole o grandi che siano, di un mondo di “uomini agonizzanti in bilico tra la vita e la morte.”
E il finale, senza svelarvi chi pronuncia certe parole, non può che essere di condanna: “Vi abbiamo permesso di vivere in una realtà fittizzia, pensando di avere ancora il libero arbitrio. Per l’ennesima volta grazie ai dati raccolti dalla simulazione avete dimostrato di non avere spirito di sopravvivenza e di possedere il desiderio dello sterminio della vostra razza.
Voi disprezzate la vita.
Siete solo delle api operaie in un grande alveare galattico, non avete potere decisionale sulla vostra esistenza, appartenete a noi.
Non ci sarà nessun giudizio finale per voi, immonde creature immeritevoli!
Ora spegnerò la simulazione di realtà aumentata.
L’ultima cosa che vedrete sarà la verità.”
Giovanni Canadè