Abbiamo lasciato i nostri alunni con delle raccomandazioni: leggete quel che volete, ma in queste vacanze leggete, anche un solo libro, un libricino, un libretto, qualsiasi scritto che non vi faccia perdere il contatto con gli scorsi mesi di studio. Al rientro, gli chiederemo di parlarcene (qualcuno gli farà compilare delle schede o scrivere dei riassunti), di raccontarci da cosa sono stati colpiti, in positivo o in negativo.
Parlare di libri, dopo averli letti, è una delle attività più importanti all’interno delle scuole.
Io non amo schede precompilate, riassunti che annoiano i docenti per primi. Almeno, non li trovo utili alle premiarie, dove insegno. Parlarne, invece, alimenta l’entusiasmo dei bambini, sentirsi in dialogo con il prof li rende più vicini al ragionamento astratto. Poi, certo, si scriverà. Ma intanto parliamone, e l’importanza di ciò che si sarà letto emergerà in modo naturale.
Un inciso: pare che stia dando lezioni di insegnamento, di didattica ecc, ma non voglio affatto che si intenda questo. Sono io che ancora devo imparare a insegnare, e ogni rapporto classe-docente è per me unico e non soggetto a schemi dogmatici. E forse è per questo motivo che vorrei che, al rientro in classe, anche gli alunni chiedessero ai loro docenti: “Prof, lei cos’ha letto durante l’estate?”.
Perché la lettura non può essere confinata ai mesi dedicati al lavoro, specialmente per chi, proprio per lavoro, deve insegnare il pensiero critico.
Dunque, insegnanti, cosa avete letto?
Innanzitutto spero che abbiate avuto almeno un libro in mano, un libricino, un libretto, qualsiasi scritto che vi abbia stimolato il pensiero. Se noi docenti non leggiamo, fatico a comprendere come si possa trasmettere il bisogno della lettura ai discenti. Salvo poi lamentarsi che “i giovani d’oggi non sono interessati alla lettura stanno sempre con i telefoni in mano signora mia ai miei tempi” (il tutto detto tra uno scroll morboso su Facebook e uno velenoso su Instagram.)
Ma quello che abbiamo letto non è adatto ai nostri alunni!
Beh, se avete letto Sade posso capirlo (e comunque mi complimento con la scelta), ma non riduciamo le loro capacità intellettuali, proviamo piuttosto a lavorare noi per primi sul nostro modo di argomentare un pensiero, di narrare le fila di una trama ed estrarne il concetto principale, il punctum.
Ecco, ancora una volta mi sembra di aver voluto scrivere una lezioncina da vecchio stronzo supponente.
Perdonatemi, non volevo.
“Prof, durante le vacanze cosa ha letto? Ce ne vuole parlare?”
Non pensate agli Invalsi e prepariamoci le risposte.
Giovanni Canadè
da una biblioteca di paese sempre vuota