Ombre sull’Acropoli – Un racconto di Anna Simonato (seconda parte)

Seconda e ultima parte di Ombre sull’Acropoli di Anna Simonato.

La prima parte la trovate qui

Buona lettura!

***

Coraggio, Dimitri!’, tornò a ripetersi prima di oltrepassare l’Eretteo e il Partenone. Era giunto a metà del tragitto che gli parve di udire chiaramente una voce provenire dal cielo: ‘Chi osa solcare questa terra benedetta nel cuore della notte? Chi osa disturbare il sacro sonno degli dèi verrà punito!’

Il respiro gli venne meno e ci mancò poco che svenisse quando si voltò in direzione delle cariatidi dell’Eretteo. Una di loro pareva aver preso vita a quelle parole. I suoi impassibili occhi vitrei lo tenevano inchiodato dov’era, ma quando parve allungare una mano per afferrarlo, Dimitri urlò e iniziò a correre come mai aveva fatto in vita sua. Sentiva gambe e braccia dimenarsi nell’aria senza controllo. Nel momento in cui intravide la cancellata che doveva attraversare, d’un tratto si sentì volare in aria. Quando le sua gambe toccarono di nuovo terra, si girò per vedere su cosa fosse inciampato. Constatò che si trattava di un corpo, un corpo di donna. Una ragazza. Sì! Era proprio una ragazza e il pallore del suo volto indicava che era decisamente morta. Era morta stecchita! E lui l’aveva calpestata correndo. Forse l’aveva uccisa proprio lui. Terrorizzato, prese a correre più forte di prima.

Dimitri!’, gli disse Kosta appena lo vide saltare come un matto oltre la cancellata dove si erano dati appuntamento.

Dimitri! Dove diavolo te ne vai così di corsa? Hai visto un fantasma? Dimitri! L’appuntamento era qui! Tu puoi fermare ora! Hey, che ti prende?’

Ma Dimitri non lo udì nemmeno. Non riusciva a togliersi dalla testa quell’immagine. Un intero plotone d’esecuzione nazista gli avrebbe fatto meno paura. Tutto ciò che voleva era andare a casa e abbracciare i suoi. Tuffarsi nel loro letto e, se possibile, non mettere più piede fuori casa. Il primo che incrociò fu suo padre. In situazioni normali, avrebbe temuto di prenderle di santa ragione per via della sua scappatella, ma quella notte i ceffoni non li avrebbe sentiti. Quando lo vide, in piedi, accanto al frigo a bere un bicchiere di latte fresco, l’uomo strabuzzò gli occhi:

Dimitri?!’, ma non ebbe il tempo di aggiungere altro: il ragazzino aveva spiccato un salto e gli si era incollato al torace, tenendolo stretto tra le braccia.

Perdonami! Non è stata colpa mia! Non sono stato io. Devi credermi!’

Ma di che parli?’

Ci vollero due ore prima che Dimitri si decidesse ad aprir bocca. I suoi genitori e la sorella lo guardavano per capire se stesse dicendo la verità o avesse semplicemente avuto un incubo, sicuri solo del fatto di non aver mai visto Dimitri così sconvolto.

Se sei certo di aver visto quella ragazza morta, Dimitri, dobbiamo dirlo alla polizia!’

No papà, ti prego! Mi metteranno in carcere per aver attraversato di notte l’Acropoli!’

Non temere, Dimitri!’ – Lo rincuorò suo padre – fidati di me!’

Non ce ne fu bisogno: l’indomani mattina la polizia aveva già scoperto tutto e cercava il volto dell’assassino. Qualcuno vociferava che si trattava di un mendicante, ma erano malelingue di piazza. Sull’identità della ragazza, invece, parevano esserci dettagli più certi ma non si sapeva di chi fidarsi. Così la gente preferì per un poco il silenzio.

Ma tu l’hai vista davvero, Dimitri?’ Chiese Kosta appena rivide l’amico.

Ti ho detto che non mi va di parlarne!’

D’accordo, ma a me potresti dirlo! Siamo amici da sempre?’

Amici? Mi hai fatto fare una cosa stupida solo perché sai che ci tengo a sentirmi parte del gruppo e adesso non riesco a cancellare il ricordo di quella notte!’

L’hai vista, dunque!’

E lasciami in pace una buona volta!’, disse Dimitri alzandosi per andarsene a casa.

Ma tu lo sai cosa dice la polizia? Sembra che la ragazza possa essere stata uccisa dalla vecchia Athena! – poi si interruppe, compiacendosi di aver catturato l’attenzione del ragazzo, che si era fermato per ascoltarlo – è stata vista parlare con lei la notte in cui è stata uccisa.’

Non è possibile! Sai bene che Athena non può essere stata!’

E perché mai?’

Perché? La polizia dice che la ragazza è stata uccisa la notte in cui Athena ci ha raccontato la storia di Dafne!’

Quella è una strega e le streghe possono trovarsi in più luoghi allo stesso tempo. Sono capaci di questo e di altro!’

Sei impazzito? Si tratta della vita di un’innocente! Con che coraggio puoi permettere che la mettano in carcere per un delitto che non ha commesso?’

A quanto ne so, la notte è lunga. Athena potrebbe aver commesso l’omicidio dopo aver raccontato la storia!’

Questo lo deciderà la polizia, Kosta! Dobbiamo raccontare che quella notte noi eravamo da lei!’

Puoi scordartelo. Io non testimonierò a suo favore. Non mi va di prenderle da mio padre, cosa che accadrà se verrà a sapere della mia fuga notturna e del vino che gli ho sottratto! Gli altri ragazzi sono d’accordo con me. Nessuno di quelli che era con noi vuole raccontare nulla.’

Allora lo farò io!’

Dimitri…’

Tranquillo, Kosta! La tua vigliaccheria è al sicuro con me. E anche quella dei tuoi amici!’

Così dicendo, corse a casa. Doveva raccontare a suo padre la parte della storia che gli aveva tenuto nascosta la sera in cui trovò il cassiere. Non sapeva perché ma aveva omesso quel dettaglio, se dettaglio si poteva definire l’aver taciuto la prima delle sue scappatelle notturne.

La sua confessione, tuttavia, dovette attendere. Dall’uscio poteva udire i singhiozzi della sorella e la voce di sua madre che tentava di consolarla.

Io proprio non capisco – diceva Artemisia in lacrime – che ho fatto? Diceva di amarmi, diceva che per me avrebbe rinunciato a tutto e che mi avrebbe sposata il prima possibile! Ed ora mi ha lasciato qui da sola come una stupida! Senza nemmeno degnarsi di darmi una spiegazione!’

Nel vedere Dimitri, Artemisia si sporse per abbracciarlo. Poi gli sussurrò all’orecchio:

Non farle soffrire, Dimitri! Non dire a nessuna che la ami se non è vero!’

Dimitri cercò di divincolarsi con delicatezza, le diede un bacio sulla fronte e si mise a cercare suo padre. Quando gli ebbe raccontato tutto sul conto di Athena, egli gli passò la mano callosa sulla testa:

Sei coraggioso, figliolo! Domani mattina andremo alla polizia a dire che la vecchia non c’entra nulla. Ma allora, chi può essere stato?’

Il giorno dopo le autorità trovano un pezzo di stoffa a pochi metri dal luogo del delitto, cosa che si riservarono di analizzare al più presto, così come le macchie di sangue ritrovate sul luogo. L’ispettore a capo delle indagini era certo che, oltre al sangue della ragazza, vi fosse anche quello del suo aggressore dato che lei aveva tentato di difendersi come meglio poteva, a giudicare dai frammenti di pelle ritrovati sotto le unghie. Il mistero si infittiva sempre più agli occhi della polizia ma qualcun altro stava per venirne a capo, suo malgrado.

L’indomani della loro rottura, infatti, Artemisia se ne stava seduta da sola sugli scogli a guardare i flutti infrangersi su quella terra che fino al giorno prima aveva tanto amato e che in quel frangente avrebbe voluto abbandonare con le sue poche cose. Vedendola in quello stato, Sofia le si avvicinò. Era la sua amica di sempre nonché figlia dell’Ispettore responsabile delle indagini.

Come va Artemisia?’

Come vuoi che vada? Ho il cuore a pezzi e mi considero una povera cretina!’

Avanti! Di Christian è pieno il mondo! Se ha fatto questa scelta è stato perchè non ti amava abbastanza. Non saresti stata felice, Artemisia!’

Preferirei parlare d’altro, se non ti dispiace!’

Va bene. Ti aggiorno sulle indagini, allora.’

D’accordo.’, rispose Artemisia senza smettere di guardare il mare.

Ieri sera mio padre ha ricevuto una telefonata dal commissariato. Mi sono messa a origliare e ho sentito che ci sono degli sviluppi.’

Quali sviluppi?’

A quanto pare, sul luogo del delitto è stato rinvenuto un pezzo di stoffa forse appartenente alla vittima.’

E questo che significa?’

Sulla stoffa c’erano delle iniziali. È possibile che sia appartenuto a lei oppure all’assassino.’

All’udire quelle parole, Artemisia trasalì.

E per caso hai sentito anche di che iniziali si tratta?’, chiese titubante.

Di sicuro c’era una C.’, fece l’amica, per la quale questa informazione non aveva il minimo peso, diversamente da Artemisia, che scappò via disperata. Trovandola nuovamente in lacrime, la madre decise che era ora di suggerire alla figlia di andarsene per un pò.

Artemisia cara, le pene d’amore sono tra le più ardue da sopportare, ma tu ti stai facendo distruggere da questo strazio. Credo sia meglio che tu te ne vada a stare per un pò dagli zii, a Skiathos. Che te ne pare? Potresti aiutare tua cugina con la merceria e allo stesso tempo godere del magnifico panorama dell’isola. Ho avuto modo di vederla solo una volta, da ragazza, ma ci tornerei domani, se potessi. Che te ne pare?’

Non sono le pene d’amore a struggermi, madre, ma qualcosa di molto peggio!’

Che dici?’

No so se posso farne parola con voi.’

Così mi fai preoccupare, figliola. Cosa può esserci di così terribile?’

La morte.’

Una volta che la ragazza si fu confidata con la madre, questa si fece seria seria e, dopo averci pensato un pò, disse:

Mia cara, occorre andare di nuovo alla polizia. Non possiamo rischiare di passare per complici di un omicidio tanto efferato. E pensare che quel Christian mi piaceva così tanto! Non posso credere che sia stato in grado di commettere un simile gesto, sempre che sia stato lui!’

Quale gesto?’, chiese il capo famiglia, che aveva sentito parte della conversazione dalle scale. Dopo che anche al padre fu rivelato il mistero del fazzoletto, furono tutti d’accordo nel recarsi un’altra volta alla polizia. Tuttavia, non avevano fatto i conti con Christian in persona, il quale si presentò a casa della famiglia, come se nulla fosse accaduto. Ad aprirgli la porta trovò il piccolo Dimitri.

Hey, giovanotto. Come va?’

Ma Dimitri se ne stette in silenzio ad osservarlo, con aria guardinga.

Hai perso la lingua?’

Ancora una volta non ricevette risposta. Anzi, il ragazzino fece per nascondersi dietro la porta proprio quando fece la sua comparsa sua padre sulla soglia.

Salve, signor Papadopoulos. Come state? Vostra figlia è in casa?’

Che vuoi, Christian? Non ti basta averle spezzato il cuore? Devi anche venire a rigirare il dito sulla piaga? E poi quel fazzoletto!’

Cosa? Non capisco di che parlate!’, rispose Christian con aria sbalordita. Tuttavia, l’arrivo della polizia non gli dette il tempo di spiegare nulla nè a lui nè tantomeno ad Artemisia, il cui bel viso si fece via via più sfumato nei suoi ricordi, per tutto il tempo che fu costretto a trascorrere in carcere dopo essere stato accusato di omicidio premeditato.

Fu solo diversi anni più tardi che Dimitri ebbe di nuovo l’occasione di sentire qualcuno parlare con uno spiccato accento tedesco. Accadde a Roma, dove aveva da poco trovato lavoro come avvocato, in seguito al suo trasferimento in Italia. Quel giorno se ne stava in tribunale, in attesa del traduttore che avrebbe preso parte alla prossima causa in cui era coinvolto.

Avvocato, è lei?’

All’udire quelle parole, Dimitri si alzò di scatto e strinse la mano a quello sconosciuto che disse di chiamarsi Lothar.

Sì, sono io, piacere di conoscerla. Prego, da questa parte!’

Lei è di origine greca, avvocato?’

Di Atene. Conosce il mio paese, signor Lothar?’

Ci ho vissuto per un pò sì.’

In che epoca?’, chiese Dimitri incuriosito.

E’ stato molto tempo fa. Si tratta di una storia chiusa ormai.’

Capisco. Il suo accento mi ricorda un tale che conobbi da bambino.’

Era tedesco?’

Sì e credo che abbia più o meno la sua età.’

Beh, se lo vede, ne approfitti per imparare un pò la mia lingua. Non si sa mai!’

Dubito che lo rivedrò. La pena che deve scontare durerà per tutta la vita.’

Al che il traduttore parve irrigidirsi. Dimitri lo osservò passarsi nervosamente la mano sul braccio in maniera ripetitiva e meccanica.

Le dispiace iniziare ad illustrarmi il caso, avvocato? Purtroppo ho un’agenda piena zeppa di impegni.’

Certo. Ecco, si tratta di un caso di omicidio in cui l’accusato, che io mi accingo a difendere, si dichiara innocente, come spesso accade.’

E lei gli crede?’

Personalmente sì.’

Su che elementi si basa per credergli?’

Vede, a volte, le persone tendono a dare molto più peso alle parole che a quanto comunicano con il corpo. Io mi concentro anche su questo secondo aspetto.’

In questo modo vanifica il mio lavoro!’, commentò Lothar sorridendo.

Niente affatto! Il mio operato si integra perfettamente con il suo, in quanto, mentre lei traduce nella mia lingua, io osservo sull’atteggiamento di chi sta parlando, soffermandomi sul tono di voce, le pieghe del volto, i gesti che esegue senza rendersi conto, così come la sudorazione. Il nostro corpo è un libro aperto, se solo siamo in grado di decodificarne i segni.’

Così lei saprebbe intuire chi mente e chi dice la verità?’

Diciamo che ho una certa propensione al riguardo.’

E che mi dice del suo traduttore?’

Dico che qualcosa lo ha infastidito, ma non sta a me indagare di che si tratta.’

E se fossi io a chiederglielo?’

Stupito da quell’insolita richiesta, Dimitri rispose:

Se è lei a pregarmi di farlo, mi posso rendere disponibile. Posso chiederle da cosa nasce quest’esigenza?’

Dal semplice desiderio di capire come lavora l’avvocato con cui dovrò lavorare fianco a fianco nella causa più importante in cui mi sia capitato di essere coinvolto finora. Le va se pranziamo insieme?’

Certamente. Conosco una trattoria sublime, se posso permettermi. Facciamo domani all’una?’

Domani all’una va benissimo.’

Seduto in uno dei tavolini del plateatico, Lothar attendeva ansiosamente l’arrivo di Dimitri che, al suo arrivo, notò come il traduttore si strofinava ancora il braccio destro, appoggiato alla tovaglia a quadri bianchi e rossi.

Scusi il ritardo: è un difetto cronico, purtroppo!’

Si figuri, avvocato.’

Diamoci pure del tu.’

Va bene, Dimitri.’

Quando ebbero ordinato, Lothar prese la parola.

Allora, Dimitri, procediamo.’

D’accordo!’

Mi cheda della mia vita e osservi le mie reazioni fisiche. Sono curioso di vedere che cosa sarà in grado di comprendere dalle reazioni incontrollate del mio corpo.’

Va bene. Dunque. In che parte della Germania è nato e fino a quando ci è rimasto?’

Sono di Colonia, ma poi i miei si sono trasferiti a Francoforte che io avevo dieci anni. Ci sono rimasto fino a quando ho iniziato a servire Hitler, il che mi ha portato ad invadere la Grecia, la tua Grecia e a vivere ad Atene.’

Capisco – disse Dimitri non osservando nessuna alterazione degna di nota – E l’occupazione ti faceva sentire appagato? Era qualcosa che desideravi?’

Non direi. All’epoca molti tedeschi credevano nel nazismo, ma alcuni lo facevano solo per scongiurare un destino di sofferenze.’

L’imperturbabilità del suo interlocutore, indusse Dimitri a proseguire con le domande:

E quali erano le tue mansioni ad Atene all’epoca dell’occupazione nazista?’

Mi occupavo della sicurezza in città. Ho sempre cercato di fare in modo che i soldati al mio servizio rispettassero un certo codice morale.’

E riuscivi nel tuo intento?’

Assolutamente! Ad eccezione di una volta sola.’

Ancora nessun segno di alterazione nel suo atteggiamento, motivo per cui Dimitri proseguì:

Ti va di dirmi a che episodio ti riferisci?’

A quello di un omicidio.’, precisò serafico Lothar.

L’omicidio di chi?’

Di una ragazza.’

Al che Dimitri si bloccò per un istante, prima di domandare:

Ti stai chiedendo di quale ragazza, non è vero, avvocato?’

Dimitri annuì, facendosi scuro in volto.

Non ti pare strano, avvocato, come i nostri ruoli si siano ribaltati con una semplice allusione? – osservò sarcastico Lothar – Ora sono io a fare le domande e a notare nel tuo linguaggio non verbale i segni di un certo disagio. Si tratta della ragazza dell’Acropoli.’

Che ne sai tu della ragazza dell’Acropoli?’ , chiese Dimitri a cui la sua stessa voce parve quella di un se stesso bambino, tanto era vivido il ricordo di quell’assassinio nella sua mente.

La notte dell’omicidio io ero lì ed ero lì anche quando tu ti intrufolasti nell’Acropoli per provare di essere un super uomo, più o meno ciò che continui a cercare di fare ora, con l’unica differenza che invece di indossare dei logori calzoni, porti giacca e cravatta costose.’

E perchè mai ti saresti trovato lì?’

Per amore, solo per amore! – Lo diceva con freddezza, ma le sue parole erano vere – Vedi, Dorothea, quella dolce ragazza che trovarono morta, si era invaghita di me e non mi mollava più. Uno strazio! Diceva di essere rimasta incinta di un figlio mio, ma come potevo crederci? Una tipa del genere poteva andare con chiunque.’

L’hai uccisa tu!?’, esclamò Dimitri con un filo di voce.

Per essere precisi, secondo la legge l’ha uccisa Christian Hoffman, lui e quello stupido fazzoletto ricamato.’

Lo stesso che tu gli hai sottratto e…’

… E poi portato nel luogo del delitto la notte in cui ci andasti anche tu, di modo che tutti i sospetti ricadessero su di lui. Mettere in giro quelle voci sul conto di quella vecchia strega racconta storie, poi, è stato anche più divertente. Poi mi è bastato insabbiare le indagini sul DNA ritrovato sotto le unghie della ragazza, un gioco da ragazzi, dato che le autorità greche si mettono a tacere per pochi spiccioli, non è così? Peccato per queste cicatrici sul braccio. Credevo me lo staccasse con quelle unghie. Mi danno ancora fastidio a volte.’

Dimitri lo osservava senza proferire parola.

Allora, che ne dici, Dimitri? – lo stuzzicò ridacchiando Lothar – Il tuo metodo interpretativo ha diverse falle, direi: ho confessato tutto senza il minimo cenno di titubanza, niente voce spezzata, nessun aumento della sudorazione, non una lacrima! Che dici?’

Dico che sei un pessimo traduttore, Lothar.’ A quell’affermazione, Lothar lo guardò stupito. Dimitri continuò:

Un traduttore simultaneo, in genere, ricorda tutto ciò che viene detto, o quasi, se non erro. E io non ti ho detto che il mio metodo consiste soltanto nell’interpretare il linguaggio non verbale – disse mostrando il registratore con cui aveva immortalato la sua confessione – inoltre, ho barato sul mio di linguaggio non verbale. Quell’episodio ha segnato la mia esistenza, quella di mia sorella, della mia famiglia e del povero Christian, ma io sono un uomo ormai e tu sei caduto nella mia trappola, snocciolando la verità per godere dell’afflizione che credevi che le tue parole avrebbero provocato sul mio volto. Peccato che in tutti questi anni io abbia imparato a simulare i miei sentimenti.’

Seguì un concitato momento di silenzio, poi Dimitri riprese:

Ora sì che riconosco i segni della disperazione nel tuo viso – disse mentre lo osservava struggersi al pensiero di ciò che lo attendeva – un viso che ho riconosciuto subito, Lothar. Sebbene io fossi ancora un bambino, vedevo cosa facevi con le ragazze, vedevo come guardavi Christian e mia sorella, vedevo la tua invidia malata. In segreto ho sempre sospettato di te, ma ora che ho la prova della tua colpevolezza, giustizia sarà fatta, quindici anni dopo!’

L’ultima volta che Dimitri posò lo sguardo sull’assassino, lo vide strofinarsi il braccio a ritmo compulsivo.

Quando, qualche settimana più tardi, gli occhi di Artemisia incrociarono di nuovo quelli di Christian, il sole tornò a splendere sulle acque blu dell’Egeo, benchè Dimitri non potesse fare a meno di ripetere a sè stesso le parole della vecchia Athena: ombre scure regnano nel cuore di dèi e uomini e non sempre è possibile infondervi la luce.

(c) 2020 Anna Simonato

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