Nato nel 1897, Georges Bataille muore nel 1962 a Parigi.
Bataille è stato uno scrittore, filosofo e antropologo, ma nella sue ricerche, l’interdipliscinarietà lo portò a occuparsi di Storia dell’Arte, economia, sociologia. Un’intelligenza vitale, in continuo movimento, che indagò a più riprese i concetti di erotismo, trasgressione, sacrificio.
Fondò importanti riviste, tra le quali Documents e le celebre Acéphale, che era a sua volta legata al Collège de Sociologie (la rivista fu, oltretutto, legata alla società spirituale segreta fondata sempre da Bataille).
Cattolico per poi inventare l’Ateologia, Surrealista fino a quando non litigherà col “Papa” del movimento André Breton, hegeliano (nella lettura che del filosofo tedesco ne fece Vladimir Jankélévitch) ma più che altro nietzschiano e anche Comunista, Georges Bataille ha seguito i suoi temi e le sue ricerche senza soste, senza mai preoccuparsi di sporcarsi le mani.
Ammirato e odiato, ha avuto attorno a lui intelligenze uniche come Pierre Klossowski, Maurice Blanchot, André Masson, Robert Desnos, Albert Camus, Jean Paul Sartre, Simone Weil, Boris Souvarine, e ancora altri, divenendo un punto di riferimento per i contemporanei e i suoi successori, da Michel Foucault a Jaques Derrida a Roberto Esposito.
La sua musa, sebbene ancora poco conosciuta in Italia, fu Colette Peignot, da lui ribattezzata Laure, alla quale, alla morte della donna, pubblicherò tutti gli scritti inediti. Poiché in Italia manca ancora un’edizione critica dei suoi scritti, noi di Biblon invitiamo gli editori coraggiosi a provvedere a questa grave mancanza.
Potremmo continuare a citare eventi, pensieri e iniziative del filosofo francese, ma in questo post, per ricordarlo a sessant’anni dalla sua morte, vogliamo consigliarvi alcuni dei suoi testi più importanti, influenti, particolari.
Buona lettura.
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«L’interesse che si attribuisce di solito ai miei libri è di ordine letterario … non li si può infatti classificare in un genere definito in anticipo». La consapevole inclassificabilità delle opere di Georges Bataille tocca il vertice con La parte maledetta (1949): un saggio di economia politica che con «ardito rovesciamento» scalza in radice le cognizioni basilari su cui poggia quella che viene ritenuta la scienza triste, per disvelarla come scienza tragica. Al «miserabile» principio acquisitivo dell’utile, che secondo gli economisti governerebbe la produzione, la conservazione e il consumo, Bataille antepone la dissipazione improduttiva, il bisogno di distruggere, il gesto dilapidatorio delle ricchezze di cui testimonia il potlàc, lo scambio arcaico studiato dagli etnologi e non riducibile a convenzionale antenato del commercio. È nella depénse – oggetto di un breve scritto (1933) che Bataille continuò a ritoccare, denunciandone il valore strategico per il suo pensiero – che si compie la catastrofe della ragione utilitaria. Un argomentare che «sconvolge e toglie allo spirito il riposo» ripercorre la storia della civiltà umana attraverso le nozioni di eccesso, sacrificio, dispendio e orgia. Perché «non è la necessità ma il suo contrario, il “lusso”, che pone alla materia vivente e all’uomo i loro problemi fondamentali». Introduzione di Franco Rella.”
(da ibs.it)
Primo romanzo di Georges Bataille a essere pubblicato. Capolavoro di libertà, scoperta, oscenità, gioventù, morte.
“Benché l’Histoire de l’oeil comporti alcuni personaggi che hanno un nome, e il racconto dei loro giochi erotici, Bataille non ha inteso scrivere la storia di Simone, di Marcelle o del narratore. L’Histoire de l’oel è veramente la storia di un oggetto. Come può un oggetto avere una storia? Esso può passare di mano in mano, e può passare anche di immagine in immagine; la sua storia allora è la storia di una migrazione, il ciclo delle reincarnazioni (in senso proprio) che esso percorre nel distaccarsi dall’essere originale, seguendo l’inclinazione di una certa immaginazione che lo deforma senza tuttavia abbandonarlo: è il caso del libro di Bataille. L’Histoire de l’oeil non è un’opera profonda: tutto in essa è dato in superficie e senza gerarchia, la metafora è dispiegata nella sua interezza; circolare ed esplicita, non rimanda a nessun segreto: ci imbattiamo qui in una significazione senza significato (o in cui tutto è significato); e non ultima tra le bellezze e le novità di questo testo è di costituire una letteratura a ciclo aperto, situata al di là di ogni decifrazione e tale da poter essere accompagnata – molto a distanza -solo da una critica formale.” (Roland Barthes)
(da ibs.it)
L’azzurro del cielo è il primo romanzo a essere scritto da Georges Bataille ma non il primo a essere pubblicato (come abbiamo visto, la prima pubblicazione è per Storia dell’occhio). Il romanzo presenta già tutti i temi della riflessione dello scrittore francese: l’angoscia esistenziale, la guerra, la rivolta, il sesso maledetto (si parla espressamente di necrofilia). In più, Bataille tratteggia efficacemente uno dei personaggi femminili, Lazare, sulla figura della filosofa Simone Weil.
«Più o meno ognuno di noi è legato ai racconti, ai romanzi, che gli rivelano la molteplice verità della vita. Solo quei racconti, letti a volte come in delirio, lo pongono davanti al destino. Dobbiamo dunque cercare appassionatamente che cosa possa essere un racconto, come orientare lo sforzo attraverso il quale il romanzo si rinnova o, meglio, si perpetua. La preoccupazione delle tecniche nuove, che compensino la sazietà delle forme conosciute, pare dominare qualsiasi riflessione. Ma non riesco a spiegarmi – se vogliamo proprio sapere che cosa un romanzo possa essere – perché non si individui subito e non si sottolinei quella che dovrebbe costituire la base per una vera ricerca. Il racconto che rivela le possibilità della vita non richiama necessariamente, ma può richiamare, un momento di rabbia, senza il quale l’autore resterebbe cieco a quelle possibilità eccessive. Ne sono convinto: solo la prova asfissiante, impossibile, dà all’autore il mezzo per spingere lontano la sua visione, per andare incontro alla attesa del lettore stanco dei limiti angusti imposti dalle convenzioni. Come si può perdere tempo su libri alla cui creazione l’ autore non sia stato manifestamente costretto? […] Ho voluto esprimermi brutalmente. Ma non intendo insinuare che solo un sussulto di rabbia o la prova della sofferenza possa assicurare a un racconto il potere della rivelazione. Ne ho parlato per arrivare a dire che solo un tormento mio personale è all’origine delle mostruose anomalie di L’azzurro del cielo. Queste anomalie sono la base di L’azzurro del cielo. Ma ero così lontano dal pensare che tale base potesse bastare a conferirgli una validità, che avevo rinunciato a pubblicare questo libro, scritto nel 1935. Ora, amici toccati a suo tempo dalla lettura del manoscritto m’incoraggiano alla pubblicazione. Alla fine mi sono rimesso al loro giudizio ». Con una nota di Guido Neri.
(da bis.it)
«I due principali movimenti sono il movimento rotativo e il movimento sessuale, la cui combinazione è espressa da una locomotiva composta di ruote e pistoni. Questi due movimenti si trasformano l’uno nell’altro reciprocamente. È così che si vede che la terra girando fa accoppiare gli animali e gli uomini e (poiché il risultato è tanto la causa quanto ciò che lo provoca) che gli animali e gli uomini fanno girare la terra accoppiandosi. È la combinazione o trasformazione meccanica di questi movimenti che gli alchimisti ricercavano sotto il nome di pietra filosofale. È per l’impiego di questa combinazione di valore magico che la situazione attuale dell’uomo è determinata in mezzo agli elementi ». Con uno scritto di Sergio Finzi.
(da ibs.it)
Niente a che vedere con i deliri sovranità dei nostri tempi politici….
“La sovranità di cui parlo ha poco a che vedere con quella degli stati, definita dal diritto internazionale. Parlo in generale di un aspetto opposto, nella vita umana, a quello servile o subordinato. Un tempo la sovranità appartenne a coloro che, con il nome di capo, faraone, re, re dei re, svolsero un ruolo di primo piano nella formazione dell’essere con cui noi ci identifichiamo, dell’essere umano attuale. Ma appartenne egualmente alle varie divinità di cui il dio supremo è una delle forme, e anche ai sacerdoti che li servirono e li incarnarono, e a volte si identificarono con i re; essa appartenne infine a tutta una gerarchia feudale o sacerdotale che si distingueva da coloro che ne occupavano il vertice solo per una differenza di grado. Inoltre: essa appartiene essenzialmente a tutti gli uomini che possiedono e non hanno mai perduto del tutto il valore attribuito agli dèi e ai dignitari. Parlerò a lungo di questi ultimi, in quanto esibiscono questo valore con una ostentazione che va talvolta di pari passo con un’indegnità profonda. Dimostrerò anche che lo alterano esibendolo. Infatti non intenderò mai, quali che siano le apparenze, altra sovranità se non quella apparentemente perduta a cui talvolta il mendicante può essere così vicino quanto il gran signore, ma a cui, per principio, il borghese è volontariamente il più estraneo.” (G. Bataille).
(da ibs.it)
«Da lungo tempo gli uomini parlano senza paure e apertamente di erotismo. Ciò di cui parlo è cosa ormai nota. Ho voluto semplicemente ricercare, nella diversità dei fatti descritti, una coesione. Ho tentato di fornire un quadro coerente di un insieme complesso di atteggiamenti umani. È questa ricerca di un insieme coerente che differenzia il mio tentativo da quelli della scienza. La scienza studia un problema isolato. Accumula lavori specialistici. Io ritengo che l’erotismo abbia per gli uomini un senso che la metodologia scientifica non è in grado di cogliere. L’erotismo può essere fatto oggetto di indagine solo se, indagando su di esso, si indaghi sull’uomo. In particolare, l’erotismo non può essere considerato indipendentemente dalla storia del lavoro, non può essere considerato indipendentemente dalla storia delle religioni. Ecco la ragione per cui i capitoli di questo libro spesso si allontanano dalla realtà sessuale. D’altra parte ho trascurato problemi che ad alcuni sembreranno non meno importanti di quelli da me trattati. Ma io ho sacrificato tutto alla ricerca di un punto di vista dal quale risulti l’unità dello spirito umano». (Georges Bataile)
(da ibs.it)
Opera imperdibile per gli amanti di Bataille. In questo volume viene racchiusa tutta la produzione narrativa (sebbene in Bataille spesso la narrativa sia indistinguibile dalla saggistica) dello scrittore francese. Tra le chicche postume, il romanzo Mia madre, un viaggio nella potenza deflatoria del desiderio e della trasgressione. Imperdibile.
“Bataille appare come uno dei più interessanti e fecondi maitres à penser del Novecento, autore di un’opera che risponde agli interrogativi e alle inquietudini più sentite del pensiero contemporaneo. Nella suoi romanzi si riannodano in un insieme coerente i fili di un pensiero che vede narrativa e saggistica come elementi di un unico progetto intellettuale. Nel presentare l’insieme dei suoi testi narrativi, questo volume intende fornire l’occasione di avvicinarsi, con uno sguardo criticamente avvertito, a una opera dove presentimento, ossessione, estasi, irrisione, dolore, vergogna vengono risolti in un personalissimo stile antidiscorsivo, a tratti rarefatto e onirico, che dà corpo ad alcune delle pagine più intense della letteratura novecentesca.”
(da bis.it)
a cura Giovanni Canadè