William Styron: la depressione, “un’oscurità trasparente”.

…le sofferenze causate da una grave depressione sono assolutamente inimmaginabili per coloro che ne sono immuni e l’impossibilità di tollerarle a lungo produce un gran numero di suicidi, la cui prevenzione continuerà ad essere impedita finchè mancherà una conoscenza generalizzata della natura di tali sofferenze.

 

La pubblicazione nel 1990 di Un’oscurità trasparente di William Styron, un corto ma devastante memoir sulla sua depressione, permise di rompere il silenzio che da sempre avvolge il tema.

Sono tante le persone che soffrono in silenzio, che non osano parlarne coi propri cari o che rifiutano di rivolgersi ad uno specialista. I risultati della “vergogna” e della solitudine che circondano il depresso sono spesso fatali: il numero di suicidi, negli anni, non accenna a diminuire. Ma tra le pagine di Un’oscurità trasparente Styron fa filtrare la luce della speranza: uscire dalla depressione è possibile, e la sua storia ne è un esempio lampante.

La stragrande maggioranza delle persone che passano attraverso la depressione, anche la più grave, sopravvivono, e la loro esistenza successiva non è diversa da quella di chi non ha mai avuto problemi di questo tipo. A parte alcuni ricordi dolorosi, la depressione acuta lascia poche cicatrici permanenti.

Si può uscire quasi illesi dalla depressione, a patto di farsi aiutare, e di lasciare la possibilità a chi ci ama e a chi ci stima di ricordarci il valore dell’esistenza. Così Styron riuscì, grazie alla devozione della moglie e all’aiuto di un buon terapeuta, a ricordarsi per cosa valeva la pena di vivere. Un’oscurità trasparente è un memoir doloroso perché scritto da una persona che, a posteriori, con lo sguardo ora lucido, ripensa il periodo più buio della sua vita. È dolorosa la precisione con la quale vengono descritti gli orrori della depressione, ma è proprio questa “trasparenza” consapevole ad aver fatto del romanzo di Styron un’arma in grado di infrangere l’oscurità che circonda il tema di questa malattia. È doloroso vedere stampato sulla carta il veloce declino, la sofferenza, la tortura, di una mente in preda ad un disturbo che è ancora oggi, nonostante tutti gli studi, relativamente misterioso. Perché “la depressione è decisamente troppo complessa, quanto a cause, sintomi, e trattamenti, perché si possano trarre conclusioni categoriche dell’esperienza di un singolo individuo. Benché come malattia si renda riconoscibile per certe caratteristiche fisse, la depressione rende anche possibili parecchie manifestazioni del tutto individuali.

La potenza di Un’oscurità trasparente fu immediatamente chiara a tutti. Styron venne sommerso da un fiume di lettere di lettori che gli erano grati per aver descritto in maniera così lucida la malattia così nebulosa che li stava sommergendo. Styron divenne, attraverso le pagine del suo libro, la voce di tutte le persone che non trovavano la voce per parlare del loro disturbo.

Un’oscurità trasparenteè un libro che per la prima volta offrì un vocabolario per la descrizione dei sintomi della depressione. Il Centro di Salute Mentale (CSM) ha di recente riportato alcuni dati che rilevano come  uomini e ragazzi sono ancora riluttanti ad ammettere a se stessi o agli altri di avere un problema di salute mentale: gli stigma, ovvero le attribuzioni di pregiudizi infondati, che hanno come conseguenza l’isolamento del malato, sono ancora molto forti.

Styron ha così inaugurato un filone di memoir dedicati alla depressione proseguito da altri autori: The Noonday Demon di Andrew SolomonMalignant Sadness di Lewis Wolpert e The Scent of Dried Roses di Tim Lott. E ne abbiamo bisogno di tanti altri ancora, per continuare a rompere il silenzio, ad espandere la nostra conoscenza a proposito di una malattia che rimane essenzialmente misteriosa.

Facendo appello all’ultimo barlume di lucidità che ancora mi restava, mi accorsi dell’enormità terrificante dello stato in cui ero precipitato. Svegliai mia moglie, che corse a telefonare a chi di dovere. Il giorno seguente entravo in ospedale.

Elena Ramella

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