L’amore ai tempi degli 883 di Marco Iurato è innanzitutto un viaggio nel tempo.
È il 1992. Marco ha 17 anni, vive a Ragusa e frequenta la IV E del liceo scientifico “Enrico Fermi”. Ultimo di due figli, amante più dello sport che dello studio, va in giro in motorino, ascolta sempre Radio Deejay e, ogni volta che può, va ai concerti di musica dance.
Un pomeriggio si palesa la rivoluzione: in radio trasmettono Hanno ucciso l’uomo ragno. Gli 883 entrano di diritto nelle hit parade e, soprattutto, nella vita degli adolescenti dell’epoca. Incluso Marco, i suoi amici, Federica che, nello stesso anno, si trasferisce da Bologna a Ragusa divenendo anch’ella una studentessa del Fermi. Proprio nei corridoi del Liceo, Marco e Federica si conoscono e si innamorano.
Sullo sfondo si staglia il patrimonio storico, artistico, gastronomico siciliano. Scopro l’esistenza di Ragusa Ibla, “la parte più antica della città”. E mi incuriosisco. Cerco alcune foto su Internet per ritrovare almeno in parte un po’ di magia di questo luogo a me sconosciuto: “Quando il cielo cominciava a colorarsi di nero e le luci calde delle strade e delle case si accendevano, Ibla assomigliava a un grande presepe. La sua bellezza ti rapiva lo sguardo e ti entrava dritta dentro l’anima! […] Qui c’è una bellissima cupola che ricorda, ovviamente in piccolo, quella del Vaticano”. Ibla è da visitare! Anche la Bologna di Federica in verità… peccato che, a differenza di quanto vive la nostra coppia, non si possa più sentir suonare Lucio Dalla sotto la sua finestra, in via D’Azeglio!
Negli anni ’90 non esistevano i cellulari: se gli unici modi per ascoltare o riascoltare un album musicale erano tre – comprare il disco, farselo passare in audiocassetta da un amico, aspettare che in radio trasmettessero qualche brano – l’unico numero che ci si poteva scambiare era quello di casa… e se non avevi il numero della persona amata era davvero un bel problema!
La forza della musica degli 883 è “nelle parole di molte canzoni, [nelle quali] ci rendemmo conto di rispecchiarci in pieno. I testi erano schietti, diretti e scritti con un linguaggio che capivamo benissimo. Insomma, fino a quel momento non si era mai sentito nulla del genere”.
Gli eventi raccontati in prima persona da Marco Iurato sembrano costruiti sulle storie messe in musica dagli 883 e questo rende il romanzo un progetto narrativo interessante. Ma, a ben vedere, può essere vero anche il contrario: le canzoni di Max Pezzali raccontano – se possibile – gli incontri, le esperienze, le emozioni di Marco. E questo è possibile perché i protagonisti siamo, siamo stati noi: L’amore ai tempi degli 883 parla di noi, della nostra adolescenza, di quegli anni che abbiamo vissuto insieme agli amori che non dimenticheremo mai. Proprio come i testi degli 883.
Lella Esposito