Quaderni giapponesi

Dallo scorso maggio Igort è passato alla direzione della storica rivista di fumetti Linus. Non si sono fatti attendere i commenti, favorevoli e contrari alla nuova direzione, che mira all’originalità nonostante un impianto grafico da molti considerato d’altri tempi. Ma intanto ecco l’Igort fumettista coi suoi Quaderni giapponesi (Fandango), che il nostro Davide Ruongo ha letto e recensito per noi.

 

Per assaporare pienamente i colpi di china dei Quaderni Giapponesi di Igort, basta partire dal sottotitolo: un viaggio nell’impero dei segni. È proprio così che l’autore si addentra nel suo “scrigno dei desideri”, un viaggio nel paese considerata La Mecca dei disegnatori, in un’epoca in cui sicuramente godeva di minor fascino agli occhi del pubblico occidentale ma a cui oggi si tributa il giusto onore.

Quaderni Giapponesi è un diario di un viaggio senza tempo, sviluppatosi a cavallo di mesi, tra ore passate davanti ad una scrivania, passeggiate nei quartieri di Tokyo e storie di un passato perduto. Ogni particolare del capolavoro di Igort evoca un insito fascino, che spesso non viene riportato su carta con rigore e disciplina, ma anzi con una libertà espressiva che si richiama ai taccuini di guerra del secolo scorso, dove fra una lettera e l’altra vi si poteva trovare appuntato un disegno, una vignetta. Lo sguardo autobiografico misto all’immaginazione arricchisce una storia che non si prefissa l’obiettivo di stupire tramite i colpi di scena, ma di avvolgere il lettore con la morbidezza della matita e l’alternarsi dei colori, a volte più espressivi delle parole. A tal proposito, non è celato all’occhio attento il grigiore delle giornate lavorative, contrapposte alla vivacità della meditazione artistica durante i suoi brevi attimi di pausa. Il Giappone per Igort diventa un paradosso felice, un luogo dove anche pochi attimi durante la giornata riescono a risvegliare sensorialmente l’anima del disegnatore, che ritrova sempre, il giorno dopo, un nuovo stimolo per continuare a fare ciò che ama. Il dilatarsi delle scene sprona il lettore a non divorare il volume, bensì ad apprezzarne le scene e le grandi vignette, molte volte senza didascalie e dialoghi.

Dall’impiego alla Kodansha, all’incontro con il Maestro Hayao Miyazaki, alle precise indicazioni su arte e cultura nipponiche, il tutto sembra parte di un unico disegno, sebbene lo schema non appaia (volontariamente) chiaro né all’autore né al lettore.

Con maestria, l’autore si cala perfettamente nella dimensione storica del Giappone, stupendo il lettore con il racconto della storia di Sada Aba, geisha resa nota dagli schermi cinematografici nel 1976 con Ecco l’impero dei sensi (Nagisa Oshima). Il pathos delle storie riportate e dei racconti in prima persona richiama alla catarsi emotiva di Igort, un diario intimo e personale al 100%, ma scritto e illustrato con una maestria tale da coinvolgere l’occhio e il cuore in un’esperienza dal sapore nostalgico, e che culla forse il primo passo di uno dei talenti più cristallini del panorama europeo. Igort, destinato ad essere amato e apprezzato dal pubblico nipponico, certamente più critico nei confronti della produzione manga, realizzerà Yuri, serie a fumetti capace di conquistare le copertine di Comic Morning, rivista ammiraglia della Kodansha, e si imporrà nel panorama culturale e fumettistico italiano, regalandoci ancora oggi il piacere di una lettura ricca, rilassante e non priva di “mal di Giappone”.

Igort – Quaderni giapponesi. Un viaggio nell’impero dei sensi.

Fandango Editore, 2015

 

Davide Ruongo

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